Riccardo e il suo nuovo amico

Quello che vide non era molto usuale. A parte l’aspetto del cane e il suo eventuale pedigree, che meriterebbero un discorso a parte, l’animale si presentava in modo strano. Aveva collare e guinzaglio, ma quest’ultimo era reciso come se la bestia fosse entrata nel palazzo e qualcuno avesse chiuso il portone dall'esterno tagliando il guinzaglio e abbandonandolo nel condominio. Questo almeno fu il primo pensiero di Riccardo.

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proprio così, il cane smise di abbaiare appena vide Martini. Nessuno potrà mai affermare con sicurezza di sapere il perché, ma per il nostro anziano protagonista si trattò certamente di un segno del destino: effettivamente lui aveva sempre desiderato un animale da compagnia, ma la sua esistenza non gliene aveva concesso neppure uno. O almeno la vita adulta: in campagna da ragazzino viveva tra gli animali e, a dire il vero, non gliene importava più di tanto, ma cominciò a essere attratto dai cani quando si trovò come vicino di scrivania, in ufficio, un collega super-fanatico che, in effetti, invece di renderglieli antipatici, fece crescere il suo interesse verso i cosiddetti migliori amici dell’uomo.

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L’entusiasmo era alle stelle, correva in circolo attorno a Martini percorrendo circonferenze ora più grandi, ora più piccole con al centro sempre il suo nuovo padrone e amico. Sembrava che questo animale non avesse mai visto un prato in vita sua. Istintivamente, Riccardo, sorridendo come un bambino, fece un gesto classico per il padrone di un cane: raccolse un bastone, richiamò l’attenzione di Diana e lo lanciò. La cagna accolse subito l’invito e glielo riportò scodinzolante, non del tutto convinta di restituire la sua fittizia preda all’uomo. In quel momento, quasi commosso, sentì che quella cagna avrebbe cambiato per sempre la sua vita da anziano sull’orlo della depressione.

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