Racconti

La voglia di raccontare avvenimenti di fantasia (e non solo) prende diverse forme e, alle volte, è necessario scrivere delle storie "lampo" per mettere su "carta" quello che si ha in testa. È in questo modo che, almeno per me, nascono i racconti.

Fin da bambino, sono sempre stato affascinato dal vetro: questo materiale misterioso, allo stesso tempo fragile e robusto, solido e trasparente. Rammento numerose emozioni della mia vita legate ai vetri.

Attraverso uno spesso vetro ho visto il mondo dall’alto. Era la prima volta che salivo su un aereo e ho osservato i campi, le colline e poi le montagne e più in là il mare allontanarsi e rimanere, così vasto come mai prima, alla portata del mio occhio. Il finestrino non era particolarmente pulito: pieno di goccioline di pioggia all’esterno e forse della saliva di qualche altro passeggero all’interno, ma ero così emozionato che nulla avrebbe potuto rovinare quel momento. Salutavo la Terra come un bambino sulla ruota panoramica e mi batteva forte il cuore... (continua a leggere)

Un'anziana vedova trova l'inquilino che affitta un suo appartamento assassinato nel suo letto, a Bardonecchia.

Viene chiamato ad indagare il maresciallo Giovanni Calitri, comandante della caserma dei carabinieri della cittadina della Val di Susa.

La vittima appartiene al movimento Flat Earth, che cerca di diffondere l'idea che la terra sia piatta, e il maresciallo comincia ad indagare proprio in tal senso, ma, oltre a questa stranezza, vi saranno diverse, anzi, troppe piste per Calitri, ma solo una condurrà alla verità sull'omicidio.

Un racconto lungo o un romanzo breve? Comunque un poliziesco tutto italiano, condito da una buona dose di ironia.

La finale

All’inizio di giugno del 2017, piazza San Carlo, a Torino, si riempì di tifosi juventini riuniti per seguire su maxi-schermo la finale di Champions League; nessuno avrebbe immaginato quello che sarebbe successo di lì a poco e, ancora oggi, io stesso faccio fatica a crederci.

Mi chiamo Giovanni e tra le altre cose sono stato l’impiegato del Municipio che, per circa sei mesi, si occupò di gestire il recupero, la riconsegna e, in molti casi, lo smaltimento di tutta la roba che i tifosi bianconeri terrorizzati abbandonarono quella maledetta sera a proposito della quale, dopo tanti anni, nessuno ha trovato ancora una spiegazione certa... (continua)

Hope

Mi chiamo Andrea e sono una studentessa sedicenne. Lo so, lo so che è un nome da uomo qui a Torino, ma tra non molto capirete perché mi chiamo così.

Quella che vi racconto è una vicenda di donne, perché io lo diventerò presto, mia madre lo è stata e, benché in genere siano gli uomini a prendere un certo tipo di decisioni, fu una donna la persona che sedici anni fa mi avrebbe volentieri lasciato morire. Insomma, non è che ce l’avesse con me, non vi era nulla di personale, non mi conosceva nemmeno, ma stabilì di agire in quel modo. E a me piacerebbe molto incontrarla, tanto quanto amerei vedere per una volta il viso di mia madre... (continua)