Brani

Incipit

Enrico Marangoni era una persona felice. Dalla vita aveva avuto quasi tutto e intendeva proseguire su quella linea. Aveva cinquant'anni e li dimostrava, era il classico individuo a proposito del quale la gente, pur non conoscendo la sua età, avrebbe potuto esclamare: «Avrà una cinquantina d’anni!». Non li portava né bene, né male, li portava giusti. Fisicamente era nella media: aveva un po’ di pancetta, ma non era troppo appesantito; non era basso ma nemmeno alto, un metro e settantacinque diceva la sua carta d’identità, anche se in realtà era più piccolo di qualche centimetro, ma insomma, era passato tanto di quel tempo dall'ultima volta che era stata misurata la sua altezza che non era il caso di sottilizzare, meglio arrotondare. [continua]

Giulia

Giulia Rinaldi faceva la poliziotta.

Quel lavoro non era stata la sua prima scelta. Aveva studiato Biologia marina e aveva sempre sognato di andare a vivere e lavorare, se non in un atollo dei Caraibi, almeno in un’isola del Mediterraneo. Peccato, però, che, al momento della laurea, il possesso del suo titolo di studio non corrispondesse perfettamente alla possibilità di trovare un lavoro stabile. Era stato bandito presso un noto ente di ricerca un interessante master in Biologia marina, centrato proprio sullo studio della riproduzione della posidonia nel Mediterraneo, che era l’argomento della sua tesi specialistica, ma, chissà come e chissà perché, arrivò prima, sì, ma nella graduatoria degli esclusi. Tentò anche un dottorato, anche in quel caso ottimi risultati, ma sempre un gradino sotto alla posizione necessaria per andare avanti: sembrava proprio che tutte le porte fossero chiuse.

Le venne naturalmente spontaneo pensare che senza il giusto appoggio non sarebbe riuscita a entrare da nessuna parte, tuttavia Giulia non si abbatté, né si diede per vinta, arrendendosi all'idea che solo i raccomandati avrebbero potuto avere successo in Italia: sapeva benissimo come andava il mondo, ma sotto sotto era altrettanto conscia del fatto che, probabilmente (ma non ne era proprio certa), se avesse avuto la possibilità di approfittare anch'essa di una spintarella, forse lo avrebbe fatto. D’altra parte, si stava anche convincendo dell’idea che quelli che l’avevano superata nelle varie graduatorie avrebbero potuto benissimo essere più preparati di lei. Non aveva alcun elemento per considerarli solo dei raccomandati. [continua]

La squadra T

Finalmente arrivò il grande giorno: quella mattina prese ufficialmente il via la sperimentazione della Squadra T. Il dirigente del commissariato, il dottor Mollica, fece un piccolo discorso introduttivo: non trattandosi di un esperimento reso pubblico, non erano presenti giornalisti o autorità varie, il tutto fu breve e informale e si concluse con un augurio di buona fortuna rivolto a tutti i collaboratori.

Il principio guida della loro attività era che il nuovo reparto sarebbe intervenuto esclusivamente in caso di crimini che richiedevano un’indagine un po’ più approfondita del normale. I furti, gli scippi, le risse e così via erano considerati reati minori: drammi per chi li viveva e soprattutto li subiva, ma vicende che, dal punto di vista del poliziotto, erano semplici e senza conseguenze. Ad esempio, quando veniva arrestato uno scippatore, che cosa gli succedeva? Praticamente nulla, un po’ di galera, ma dopo qualche settimana facilmente sarebbe già tornato “al lavoro”, fuori: a Giulia, in soli tre anni di servizio, era capitato di mettere agli arresti diverse volte le stesse persone per gli stessi reati. In più, mancavano i fondi per qualsiasi risorsa: la stampa non ne parlava mai a sufficienza, ma non era pensabile che le auto della polizia potessero rimanere senza benzina o gli stessi agenti non avessero giubbotti antiproiettile adeguati, figuriamoci quindi se per un reato minore, come una rapina in un appartamento o quella di un veicolo, si potevano reperire i mezzi necessari a indagare.

Sarebbe servito avere dieci volte il numero degli agenti in servizio in quel momento. E per di più avrebbero dovuto lavorare gratis. Tutto ciò era frustrante... [continua]