Incipit

Enrico Marangoni era una persona felice. Dalla vita aveva avuto quasi tutto e intendeva proseguire su quella linea. Aveva cinquant’anni e li dimostrava, era il classico individuo a proposito del quale la gente, pur non conoscendo la sua età, avrebbe potuto esclamare: «Avrà una cinquantina d’anni!». Non li portava né bene, né male, li portava giusti. Fisicamente era nella media: aveva un po’ di pancetta, ma non era troppo appesantito; non era basso ma nemmeno alto, un metro e settantacinque diceva la sua carta d’identità, anche se in realtà era più piccolo di qualche centimetro, ma insomma, era passato tanto di quel tempo dall’ultima volta che era stata misurata la sua altezza che non era il caso di sottilizzare, meglio arrotondare. Aveva occhi e capelli castani, portava gli occhiali da miope ed era uno di quei rari cinquantenni che non necessitavano ancora di quelli da lettura.

Era un tizio nella norma, ma la sua vita eccelleva in due aspetti: la famiglia e il lavoro.

Amava alla follia sua moglie Laura, esattamente come ai tempi dell’università, quando era una ragazza non troppo appariscente, un tipo che non prometteva notti fatali e non lanciava strali di erotismo, ma aveva dei lineamenti dolcissimi che lo colpirono immediatamente, tanto che ancora adesso gli capitava di scoprirsi incantato a fissare il suo viso. Dopo poche settimane dal primo incontro si “fidanzarono” non ufficialmente e da allora trascorsero insieme la maggior parte del tempo a loro disposizione. Capirono immediatamente di non poter vivere l’uno senza l’altra: potrebbe apparire esagerato, ma la sensazione che provarono entrambi fu proprio quella di non poter più immaginare le loro vite senza l’altra parte della coppia.

Anche il carattere e il modo di pensare dei due, i loro progetti per il futuro e tutto il resto mostrarono una certa compatibilità. Le due metà narrate nel mito di Platone si erano finalmente ricongiunte: si convinsero di essere stati progettati per completarsi a vicenda. Così attuarono i loro disegni: il matrimonio, più o meno sei anni dopo il loro primo incontro, e tre figli nel corso del decennio successivo.

Proprio nel luogo in cui si conobbero, la facoltà di giurisprudenza, oltre al loro amore, nacque anche l’altro grande successo della coppia, ovvero vennero posti gli embrioni di quella che sarebbe poi diventata un’attività legale di una certa fama: lo studio Marangoni, Ferraris e associati. A cosa era dovuto questo trionfo? Al fatto che Enrico e Laura, subito dopo la laurea, decisero di dedicarsi alla tutela dei diritti ambientali e della salute delle persone.

Entrambi avevano avuto la fortuna di appartenere a famiglie che consideravano l’informazione fondamentale: in casa loro non c’erano riviste di gossip, ma molti giornali e libri di approfondimento, ricchi di inchieste e reportage provenienti da tutto il mondo. Fu così che i due rimasero affascinati dalle prime class action americane, azioni legali completamente sconosciute nel nostro Paese, ma che riuscivano a smuovere interessi e mucchi di denaro con il fine di tutelare i cittadini e l’ambiente. Prima che questo tipo di movimenti legali diventassero celebri con il film ispirato al caso di Erin Brockovich, loro avevano già intuito e importato nel nostro Paese il modello americano, comprendendo, prima di chiunque altro, che sarebbe stato un successo.

Stiamo parlando della seconda metà degli anni Ottanta, periodo in cui argomenti del genere, in Italia, erano praticamente fantascienza.

Ad ogni modo, i due giovani innamorati, pieni di speranze ed entusiasmo, dopo la laurea affittarono un piccolo appartamento in cui vivere e uno ancora più piccolo adiacente, da utilizzare come studio, e si misero all'opera. Mangiarono tonno in scatola e patate lesse per gran parte dei primi anni di matrimonio, ma gradualmente si fecero conoscere e iniziarono a diventare noti e a rappresentare un baluardo nella difesa dei diritti ambientali e di quelli relativi alla salute.

Con il loro lavoro contribuirono alla nascita e alla crescita della coscienza ambientale italiana. È inutile dire che con l’affacciarsi sulla scena politica nazionale dei movimenti cosiddetti “verdi” i due legali divennero uno dei loro riferimenti principali e questo fece da volano alle attività dello studio, che continuò a prosperare senza sosta.

Laura, dopo la terza gravidanza, decise di diminuire l’impegno nell'attività professionale per dedicarsi maggiormente alla famiglia, pur continuando a collaborare, ma con intensità inversamente proporzionale a quella dedicata agli impegni scolastici e sportivi dei figli.